Aldo Busi e il suo Marocco

Non me ne voglia Busi ma da sempre lo definisco “barocco“. E’ tanto, tutto, troppo. Genio e Estro. Lo seguo dai suoi esordi  tardivi  nella letteratura italiana e “Seminario sulla gioventù “(1984), a mio avviso, è un capolavoro da consegnare ai posteri, senza remore, pregiudizi o quant’altro.  E’ uno dei rari raffinati scrittori che ha il potere di stupirmi, di scandalizzarmi, di farmi ridere a crepapelle nel silenzio della notte, quando tutti dormono e si chiedono se sono un pazzo visionario. Mi stupiscono i suoi ragionamenti, a volte difficili da seguire, sempre ad hoc quando li comprendi, riesce a scandalizzarmi (io, uomo di mondo che tutto ho visto!) con le sue descrizioni sessuali al limite di Grey Anatomy e oltre Desperate Housewife, ma reali e inopinabili, e poi rido rido e ancora rido, arrivando al punto di segnare con delle icone  🙂 , le frasi che mi hanno donato l’improvvisa allegria. I suoi libri sono un via vai continuo di sottolineature, faccine sorridenti, punti esclamativi, insomma una vera cartina geografica busiana. Aldo Busi il Marocco lo conosce bene, eccome se lo conosce…lo ha capito e ci è  entrato anima e corpo, senza dubbi, incertezze o inutili colpi di coda. “Sodomie in corpo 11” è stato pubblicato nel 1988 causando all’autore non pochi grattacapi, una denuncia che lo ha costretto in seguito ad autodifendersi in tribunale ecc… Non è semplicisticamente un diario di viaggio, un taccuino di appunti, ma a mio parere uno spaccato reale di situazioni vissute anche in extremis, cogliendo l’attimo fuggente, non rispettando tempi e luoghi di azione, macinando Km, raccogliendo disfatte e calorose rimonte. Sempre giocando sulla sua pelle, sul suo essere Busi, sulla sua curiosità infinita e la sua sete di esperienza mai pacata. La sua cronaca del Marocco, partendo da Agadir è terribilmente vera ancora oggi, dopo venti anni dallo scritto! Sembra, per certi versi, che nulla sia cambiato analizzando le sue descrizioni precise e feconde, che tutto si sia congelato al suo passaggio. Un Marocco sostanzialmente meta di un turismo sessuale low-cost come i voli, facile da raggiungere e da godere: “troppa cuccagna tutta in una volta fa male, deprime (…) bisognava pagare e fumare il Kif, come il lucum (…) qui in cambio di una T-shirt ti fanno camminare sull’acqua (…) qui in Marocco sessualmente, se sei straniero e bianco, non c’è niente da negare, niente da affermare, tutto è secondo la propria borsa cita nel libro lo scrittore descrivendo i suoi primi giorni di vacanza. Tocca tasti dolenti il Busi, senza freni o remore, cronista corretto al limite della decenza (ma dove inizia e dove finisce la decenza? è  forse la decenza madre dell’educazione? o sorella della morale? e chi stabilisce dei parametri di indignazione certi e rispettati da tutti?) arrivando a contestare, in un momento “politico” il regime di Mohammed V e tutto lo sfarfallinare di burocrazia che giaceva nei meandri del Regno. Tasti forti dicevo, ma che sono ancora fortemente visibili oggi, basti passeggiare una mezz’ora sulla Place Jemaa el Fna a Marrakech o nella medina di una qualsiasi città turistica del Paese per rendersene conto. Forse oggi il tutto si è spostato verso un mercato più etero, marcatamente destinato alle signore sole in cerca di avventure esotiche no-stop. Tutta la fascia del “mercato” per i gay esiste, ovvio, ma da alcuni anni ha assunto connottati più discreti, meno sfacciati, più fané. Lo scrittore ovviamente ne fà largo uso durante la sua vacanza/studio antropologico e, a onor del vero, dispensa “bene” a destra e sinistra, precursore delle O.N.G.?  Scrive nel libro: ” Si ingannano l’un l’altro (i marocchini), si lanciano sfide da una parte all’altra della strada – il mio turista é meglio vestito del tuo, la mia tedesca é più bionda della tua, i miei pantaloncini da polo di seconda mano sono meno larghi dei tuoi (…) sei una bestia di lusso di cui essi hanno momentaneamente le briglie – per la bestia è sempre divertente, fa colore locale, eppoi  è ripetitivo, quindi rassicurante“. Sul conflitto arabo-palestinese scrive: “Io gli dicevo (ai marocchini) che sarebbe stato più comodo sfruttare Israele anziché combatterlo inutilmente, che ci dovrebbe essere un tempo massimo anche per arrampicarsi sugli specchi e che, quando un ideale non funziona e non modifica (dopo decenni, dal 1948 per l’esattezza) la realtà, bisognerebbe passare ad un altro ideale che tenga conto, ahilui, della rivoluzione tecnologica (…) prima gli ebrei erano perseguitati al pezzo (…) sono arrivati al punto di stravolgere a tal punto la loro natura storicamente espiatoria da diventare persecutori “. Quando racconta di un furto subito nell’Hotel è grandioso: “ Due ladri! Spaventatissimi, malgrado uno mi minacci con un pugnale. Chiudo la porta alle mie spalle e gli faccio “ssst” con un dito sulle labbra. Valigie rivoltate sul pavimento (…) li conforto, gli dico di non prendersela, e se non hanno caldo, sudano tutti. Inutile dire che sono belli entrambi e mi sembra un pensierino dell’Ente del Turismo per rendere più emozionante il mio viaggio (…) facciamo l’amore, più che altro perché desidero non farli sentire dei fuorilegge (…) mi salutano entrambi alla francese con tre bacetti sulle guancie (….) Aiuto il secondo a scavalcare il balcone. Gli faccio delle raccomandazioni per via della ringhiera a lance (…)qui il turismo è  di massa e loro applicano ancora un romanticismo da assalto di predoni nel deserto (…) li richiamo indietro entrambi con un fischio: il pugnale, se lo sono dimenticati! e glielo butto dall’altra parte, sulla strada”. Esilerante!! A parte queste divagazioni alcuni pensieri, frasi e ragionamenti sono molto importanti, per capire in primis noi stessi e poi gli altri: “preferisco essere debole con i deboli e essere quello che posso con i forti, è deciso. Non bisogna invece avere pietà con chi prospera sull’offesa fatta agli offesiterremotati, alluvionati, affamati, disoccupati, ammalati, arruolati, negri, paria, drogati, prostitute, bambini abbandonatidagli schiavisti moderni che offendono legalitariamente e pensano che cosi’ va il mondo o stai sopra o stai sotto (…) il mio desiderio di giustizia non è campato in aria solo a parole: è sensato e credibile ai miei stessi occhi perché sono disposto a metterci – e a rimetterci- molto del mio per esso. Dice Oscar Wilde: una mappa del mondo priva del paese dell’Utopia non vale la pena di essere presa in considerazione. “Sodomie in corpo 11” è ancora oggi un libro forte, a tratti violento, ma sempre sincero e leale con gli avvenimenti, mai distante dalla realtà dei fatti. Uno specchio di vita che riflette e immaginifica una società (quella marocchina) colma di contraddizioni, di perbenismo a buon mercato, di violenza, disincanto e sottomissioni.

Indagatelo voi, o maniaci dell’origine delle cose

se il mare rimbalza dall’estremità del mondo

tanto per strapazzarlo un po’ prima di abbandonarlo

o se dà i numeri perché sferzato in certe ore dalla luna

o se è il secco sole avido di onde e di vita

a farlo sbalzare alle stelle:

ma a me qualunque tu sia, o causa delle peripezie

fra dio e terra, non svelarti mai.

Also Busi – Sodomie in corpo 11 (1988) – Mondadori Editore

Una risposta a “Aldo Busi e il suo Marocco

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