Martire “Negro”.

Oggi sulla Stampa a firma del bravissimo Pippo Delbono (lo ringrazio di cuore, mi ha toccato nel profondo)  lo splendido commento e anche io, come lui, non ci sto! Abdul Graibe, 19 anni, un ragazzo italiano nato da genitori del Burkina Faso ha rubato dei biscotti, forse aveva fame e non aveva soldi, forse una semplice bravata; é stato bastonato a morte! Pensate cosa sarebbe successo se un nero avesse ucciso un bianco di 19 anni!.

“C’era in quell’atto di commiato funebre una bellezza, una poesia, una sacralità che è ormai impossibile vedere nel mio Paese. Volgare, fascista, razzista. Mascherato da finto cattolicesimo, finto comunismo, finto pietismo. (… )«Ciao Abdul e scusami per questo paese di m.», gli ho scritto io. (…) Non ho visto nessun politico importante, nessun prelato importante, nessun artista importante, nessun giornalista importante. (…) Grazie al papà di Abdul, grazie a Abdul, che mi avete regalato in questa giornata grigia, triste, drammatica, scandalosa di inizio autunno, uno squarcio di luce.”

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=5036&ID_sezione=&sezione=

2 risposte a “Martire “Negro”.

  1. Non si è ancora sicuri se abbia veramente rubato .Ma quanti in gita con gli amici non hanno fatto lo stesso in un autogrill.
    Non gliene f. niente a nessuno perchè non porta voti.Il discorso si amplierebbe troppo e inizierebbe da chi controlla e pilota le emozioni nella nostra società.
    Ciao Abdul spero che la tua tragica morte serva di insegnamento.

  2. Qualche anno fà mi sono trovato in una discoteca nel torinese per una serata. C’erano dei ragazzi marocchini ad un tavolo. Uno di loro era sicuramente bevuto ma molto depresso. Ha spaccato un bicchiere e si é tagliato i polsi. Piangeva lacrime di nostalgia, di famiglia, di cose lontane che voleva vicine. Nessuno si muoveva e ill ragazzo stava perdendo molto sangue. Tutti pensavano al sangue, all’Aids e via discorrendo. Mi sono tolto le calze e la T-shirt e mi fiondai dal ragazzo che era disteso per terra, già delirante. Mi abbracciava forte e mi accarezzava, mi inondava di lacrime che grondavano di aiuto. Ho stretto le calze ai polsi e cercai di bendarlo con la maglietta che strappai con i denti. Lo consolavo, gli dicevo di stare tranquillo che tutto sarebbe andato per il meglio. Sentivo nella confusione gli “amici” che mi gridavano se ero matto, che mi sarei ammalato, di lasciar perdere… in quel preciso momento ho capito quanto fosse razzista il mio Paese. Sono passati 20 anni, il ragazzo si chiama Mohammed, é un mio grande amico. Non me ne frega se Abdul abbia o no rubato dei biscotti, non é questo il punto. Sono schifato dai comportamenti e credo che la sua morte non sia servita a niente. Barakalofi Abdul!

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