I Dijnns e i Mlouk (1a parte)

tranceEsiste, nell’antica tradizione marocchina, un concetto molto particolare della malattia e della terapia. Molta attenzione è posta sulla possessione da esseri invisibili non umani che sono essenzialmente chiamati Dijnns. E’ risaputo che i Dijnns, esseri sovraumani  menzionati a più riprese nel Corano, possono provocare disordini e capovolgere il corso degli avvenimenti. La presenza di questi esseri non desiderati richiede l’intervento di “esorcisti” (Talba) ma anche delle confrerie Gnaoua che, con il loro sapere, riescono a creare una sorta di alleanza con le entità sovranaturali per calmarle. Questi riti richiedono l’uso di oggetti sacri e accessori (Mlouk)  alfine di interpellare le entità  a prendere possesso dei danzatori – veggenti preposti al rito. Etimologicamente la parola Dijnn deriva dalla radice araba “JNN“. Questa radice esprime l’idea di una cosa nascosta, lontana dagli sguardi e avvolta nelle tenebre. Il sostantivo che deriva da questa radice araba, “Jinn” o “Janin” sinifica embrione, perchè è nascosto nel seno della  madre. Il Corano menziona i djinns in diverse occasioni spiegando che la loro esistenza sulla Terra avvenne prima del’arrivo di Adamo, l’antenato dell’umanità. trance1Abitanti della Terra prima del genere umano dunque e creatori di misfatti. Vennero combattuti, poi cacciati verso le montagne da una armata di angeli inviati da Dio. Il Corano precisa anche che i djiins sono creati dal fuoco (nar) chiaro senza fumo(mâridj) e si differenziano dagli angeli che sono creati dalla luce (nour). I djinns sono poi descritti come essere più sottili degli umani pur possedendo le stesse funzioni psicologiche e fisiologiche: mangiano, bevono, si sposano, si riproducono e muoiono. Hanno altresi’ una costituzione sociale calcolata su quella degli uomini e come gli uomini sono dotati di intelligenza e sono responsabili dei loro atti. Invisibili all’occhio umano possono assumere l’aspetto di un animale come un cane, un gatto o un rettile e raramente sotto forma umana. Sono malvagi ma possono prendere in amicizia degli esseri umani e rivelare loro i segreti del mondo sopra di noi. L’attitudine generale adottata verso i djinns è fatta di prudenza e di profilassi alfine di evitare un eventuale collisione. Nel linguaggio comune vengono nominati come “quella gente” (hadouk annas) o ancora i “padroni della casa” (oumaline lamkane). L’allusione alla loro figura è sempre seguita da un invocazione ad Allah e alla sua misericordia in modo di neutralizzare queste forze oscure. trance5L’attività dei djinns si svolge di notte e termina poco prima dell’alba, quando il muezzin chiama alla preghiera. Frequentano in modo particolare alcuni siti come gli scarichi dell’acqua, le rovine, le abitazioni abbandonate, i depositi di immondizie, i cimiteri, i piedi dei grandi alberi e i mattatoi. Durante la notte gli umani devono prendere le precauzioni d’uso per non causare degli incidenti a loro discapito e bisogna evitare, per esempio, di versare dell’acqua bollente nelle tubature dell’acqua e delle latrine. Una precauzione essenziale è quella di avvertirli, per allontanarli, e invocare di seguito Allah. I djinns sono a volte capaci di provocare incendi e il semplice fatto di urtarli per inavvertenza è sufficiente a provocare tra questi esseri dei danni corporali gravissimi. Un altra categoria appartenente al mondo invisibile è quella dei ifrit e dei mârid. Di natura simile ai djinns sono dei miscredenti e dei ribelli. Citati nel Corano, gli ifrit hanno la capacità  di realizzare cose meravigliose in quanto sono in grado di trasportare il trono della regina di Saba in un colpo d’occhio da una estremità all’altra della Terra, per depositarlo ai piedi del re Salomone. Hanno, dicono i medium, la capacità di ascoltare le porte del cielo per servire le divinità e i malefici. I mârid sono molto simili agli ifrit per via dei loro poteri sovranaturali ma sono più malvagi. La loro natura gli avvicina più ai demoni che ai djinns. Iblis o shaytan , menzionato a più riprese nel Corano, è sovente considerato come un angelo decaduto. Quando Dio creo’ Adamo chiese a tutti gli angeli di prosternarsi davanti alla sua creazione. Gli angeli obbedirono ma Iblis che si credeva della stessa natura  si rifiuto’ adducendo al fatto che Adamo era stato creato dalla luce (nour) come tutti gli angeli. Ma invece di pronunciare nour pronuncio’ la parola nar (fuoco) e rivelo’ la sua vera natura satanica. Fu maledetto e eternamente promesso all’Inferno in quanto Allah deciderà questa condanna nel giorno del Giudizio. trance2Un altra entità sovranaturale, Aïcha Kendicha, è evocata dagli Gnaoua durante il rito di possessione. Djinnia (femminile) di origine sudanese è descritta come una donna bellissima e sensuale, ma i suoi piedi assomigliano a quelli di un cammello o, secondo altre versioni, a quelli di una capra. Frequenta generalmente le fonti d’acqua, i cimiteri e seduce gli uomini (V.Crapanzano 1983). Quando decide di sedurre un celibe gli proibisce di sposarsi e lo tiene gelosamente sotto il suo potere. I rapporti tra i djinns e gli uomini nella tradizione islamica sono cosi’ stretti che inglobano la sfera sessuale in quanto il matrimonio tra gli uomini e i djinns è lecito in seno alla telogia e alla giurisprudenza (fiqh) (A.Bouhdiba 1982:86). Per gli Gnaoua, Aicha Kendicha possiede ritualmente alcuni adepti durante le danze di possessione. Per la confreria Hmadcha, che si rifanno al sufismo, questa entità appare davanti agli adepti in trance durante la cerimonia rituale (hadra). In effetti la paternità di questa entità è loro e a proposito di questo si racconta che il padre fondatore della Via (tqriqa) Hamdouchia, Sidi Ali Ben Hamdouch aveva inviato un suo allievo e discepolo, Sidi Ahmed Dgoughi, in Sudan per accompagnare Aicha Kendicha a Mèknes. Gli adepti della Confreria riportano in una prima versione che Sidi Ahmed Ben Hamdouch avrebbe dovuto sposarsi con Aicha il cui padre era un sultano del Sudan. La seconda versione racconta che Sidi Hamed Dghoughi si si sarebbe recato in Sudan su ordine del suo maestro per liberare i sudanesi da questa entità sovranaturale che li tirannizzava. Accompagnando verso Mèknes l’entità, venne attaccato da un armata di djinns e si difese colpendoli con olio di ginepro (gatrann) e con della polvere che li acceco’. Arrivato alla Zaouia (santuario) apprese del decesso del suo maestro e dal dolore inizio’ a colpirsi il capo con una grossa pietra. Gli Hmadcha fanno risalire da qui l’origine dei riti di autolesione che praticano durante l’hadra. Una volta sul posto, Aicha Kendicha, apprendendo notizia della morte di Sidi Ben Amdouch, scomparse in una sorgente d’acqua, non lontano dalla Zaouia degli Hmadcha. Questo luogo è ancora oggi l’oggetto di sacrifici di animali da parte degli adepti che rendono omaggio al maestro e ricercano la Baraka (benedizione). Carapanzano (1973:44) descrive un altra versione secondo la quale Aicha Kendicha era una schiava che appartenne a Sidi Ali Ben Hamdouch e che scomparve alla sua morte. La leggenda descrive che tutta la popolazione la sentii ridere  annunciando la sua morte e venne portata via dai djinns. trance4Il re dei djinns è Sidi Chamharouch. Il santuario dedicato a questo santo è situato alla confluenza di due fiumi a 2.300 mt di altitudine nell’Alto Atlas, vicino al villaggio di Aremed che si trova in testa alla vallata di Aït Mizane. Considerato come uno dei sette re dei djinns, Sidi Chamharouch si converti’ all’Islam ai tempi del Profeta. Letterato, insegno’ il Corano ai djinns convertiti e divenne a sua volta il loro giudice (cadi). Chiamato il fqih (sapiente) a causa del suo sapere e della sua conoscenza del Corano e delle scienze religiose, è sovente dipinto con degli abiti tradizionali tipici degli uomini di legge, la cappa e il jellaba. Gli Gnaoua si riunisco al suo santuario durante l’annuale Moussem che ha luogo in agosto (smaïm) o durante le obbligazioni rituali che incombono ai guaritori e ai medium della Confreria. Il santuario di Sidi Chamharouch è costituito da una cavità rocciosa sotto un enorme blocco di pietra caduto dalla montagna. Lo spazio interiore presenta l’aspetto di una grotta molto esigua. Si racconta che Sidi Chamharouch apparve proprio la, per scomparire subito dopo. Effettivamente nel santuario non esiste una tomba destinata al santo in quanto, secondo la credenza, non è mai morto. Le popolazioni berbere del luogo designano un moqadem per gestire il luogo e organizzare il moussem annuale. Recemente sono state costruite sia la facciata che l’ingresso del santuario, cosa che le dona un aspetto di santuario abituale. Il nome di Sidi Chamharouch è utilizzato per la creazione di talismani (herz e jadwal). Il moussem dura diversi giorni e comporta il sacrificio di animali da parte dei pellegrini. Una notte è consacrata al giudizio (houkm) davanti alla corte (mahkama), composta dai djinns, che questo santo presiede per trattare i litigi che oppongono certi malati agli spiriti ribelli che li tormentano. Una grotta è riservata all’entità Aicha Kendicha. I suoi adepti si abbandonano a sacrifici animali e alcuni pretendono affermare che Aicha è figlia di Sidi Chamharouch (Crapanzano 1973:44), cosa che spiega appunto l’esistenza di una grotta a lei consacrata non lontano dal santuario principale. Questo luogo dista circa un ora da Marrakech in auto e due ore di trekking su di un sentiero battuto giornalmente dai pellegrini. L’ingresso ai non musulmani è proibito.

Fine 1a parte

5 risposte a “I Dijnns e i Mlouk (1a parte)

  1. Grazie per la risposta Paolo, abbiamo avuto una telepatia fra italiani, infatti al mattino stavo proprio discutendo di questo argomento che trovo molto affascinante con un caro amico.
    Penso che nella seconda parte del tuo bellissimo post, parlerai dei marabout.
    Comunque complimenti scrivi molto bene.

  2. Mi piace “telepatia tra italiani”… 🙂
    sui marabouts ho già scritto qualcosa..vai in Cat.Religione al post “I 7 santi di Marrakech”….
    Grazie per i complimenti…quelli non guastano mai….a presto e Beslama!..

  3. Pingback: La notte del Destino « MY AMAZIGHEN…LAST EXIT..MARRAKECH!·

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