Oggetto di fantasmi orientalisti e legami con gli hammam e gli harem, il lesbismo nella storia musulmana è semisconosciuto e sovente dimora nell’oscurantismo. Le fonti sono rarissime e, in una società fortemente maschilista, le donne non potevano esprimersi loro stesse su questo soggetto, anche se di fatto l’omosessualità femminile era sanzionata con meno severità di quella maschile. Chihabedine Al Tifachi, giurista tunisino del XIII° secolo, consacro’ una parte del suo libro “Nozhat Alalbab” (Il piacere degli spiriti) al lesbismo. Il Cadi’ tunisino fornisce nel suo libro delle spiegazioni “scientifiche” sulle origini biologiche dell’omosessualità femminile, per convenrgere su alcune descrizioni precise sulle lesbiche dell’epoca. Al Tifachi spiega dunque che queste donne “utilizzano eccessivamente i profumi e sono puntigliose sulla pulizia e sull’igiene (…) acquistano spesso mobili e bijoux di valore e anche i più rari“. L’leganza e la raffinatezza delle donne che si donano all’amore saffico, secondo la descrizione, lascia credere che si tratti di donne che appartengono ad un livello sociale molto alto, borghese. Al Tifachi non risparmia al suo lettore alcuni dettagli sulle posizioni sessuali e sulle tecniche di penetrazione tra le lesbiche. Alcune pagine sono dedicate al dibattito tra i fautori del lesbismo e i detrattori: tra i vantaggi si legge quello di non poter essere fecondate e la discrezione in caso di adulterio. Una delle referenze storiche sul lesbismo è opera di un autore marocchino del XVI° secolo, Mohammad Hassan Al Wazzan, originario di Fès e cresciuto da alcuni corsari italiani (siciliani) che lo vendettero a Papa Leone X°, conosciuto ai più sotto il nome di Leone l’Africano. Il Papa adotto’ questo ragazzo, catechizzandolo e battezzandolo sotto il nome di Giovanni Leone de Medici. Nel suo libro “Descrizioni dell’Africa“, Hassan Al Wazzan descrive le bagarre delle lesbiche nella città di Fès, per sedurre altre donne, sovente sposate. Ovviamente scrivendo per conto del Vaticano, condanna, con un tocco di humor, gli stratagemmi saffici e i sotterfugi messi in atto per conquistare le bellezze marocchine. Sempre nel libro, il diplomatico vaticanense, descrive un altra categoria di omosessuali che incrocio’ sul territorio marocchino: i travestiti. “Sono degli uomini che si vestono da donna e indossano ornamenti come le femmine. Si rasano la barba e vogliono imitare le donne nel loro modo di parlare (…) Ognuno di questi esseri abbietti ha un concubino e si comportano con lui esattamente come una donna con il proprio marito“, si infiamma Leone l’Africano. Chi ha detto che l’omosessualità è un invenzione occidentale?
Credits: TelQuel – AuFait
Bibliografia:
Efebi e Cortigiane di Al Jahid (Payot, 2008). Breve e interessante testo dove due uomini dibattono sulle loro preferenze sessuali, argomentando con differenti registri e posizioni.
L’amore dei ragazzi nei paesi arabo-islamici di Khaled Al Rouayheb (EPEL,2009). Studio dtorico ricco di dettagli sull’amore omosex nel Medio Evo della cultura arabo-musulmana.
Gay Life and culture a word history di Robert Aidrich (Universe, 2006). Un tavolo generale sulla storia dell’omosessualità coon una parte consacrata al mondo musulmano, ricco di immagini, tavole e miniature antiche.
La sessualità nell’Islam di Abdelwahab Boudhiba (PUF, 1975). Libro di referenza del sociologo tunisino sulle relazioni tra il sacro e la sessualità nell’Islam.
Al Mot’at Al Mahdoura o I Piaceri proibiti di Ibrahim Mahamoud (Ryad Rayess, 2002). L’omosessualità nella cultura arabo-musulmana attraverso la letteratura e i diari storici tradizionali.