Dove è finito l’Atlas??

Grido d’allarme per il superbo Atlas e la sua cima più prestigiosa, il Jebel Toubkal. In tempi non sospetti scrissi un post, ‘Il monumento più bello”,  su queste incantevoli cime e il valore aggiunto, inprescindibile, che regalavano a Marrakech. Da un paio di anni è sempre più raro avere l’Atlas come fondale naturale della Ville Rouge. Cosa succede? Inquinamento a palla, nessun tipo di controllo su centinaia di migliaia di auto e moto fuori legge in fatto di emissioni nocive, cantieri che crescono come funghi e che, con i movimenti di terra, creano immense nuvole di polvere che oscurano il landscape della città. Il grido d’allarme più importante è uscito sulle pagine dell’Economiste, primo quotidiano economico del Marocco, a firma di Samir Kheldouni Saharaoui, Presidente di Chorus Consulting, ufficio di studi specializzato nel prodotto turistico. Leggendolo attentamente ho pensato ad un sogno! Sarebbe troppo bello, bello è impossibile. E’ una questione di civiltà e il Marocco, secondo il mio umile parere, non è ancora pronto a simili avventure ecologiche. Ci vorrà il disastro per poter vedere finalmente un qualsivoglia metodologia ecologica. Basta avventurarsi nelle sue campagne, nelle sue strade, nei suoi vicoli, per constatare che tutto è ancora da fare. La tanto acclamata sindaco donna di Marrakech, l’avvocato 33enne Fatima Zahara Mansouri, ad oggi, non ha ancora previsto, chiesto ad alta voce dagli operatori turistici, una limitazione di auto e moto nella medina, strade a senso unico in alcuni quartieri assolutamente intasati, controlli più severi sui comportamenti di chi guida, controllo delle emissioni..poca lungimiranza per salvaguardare un patrimonio che è fonte di principale reditto per la città..potrei andare avanti all’infinito ma mi fermo qui. Marrakech meriterebbe ben altro

I più giovani non si ricorderanno probabilmente, ma la generazione degli anni ’50 e ’60 certamente si. In strada verso Marrakech, tutti assistevamo, fermando l’auto dei nostri genitori, o sul treno, subito dopo Benguerir, allo spettacolo dell’Atlas. Era talmente visibile, a km e km di distanza dalla Ville Rouge, maestoso, bello e terrificante. Queste cime segnalavano l’inizio del sogno, dominando tutte le forze divine, le mura e il palmeto della città. Erano, e solo loro, l’incarnazione della diversità unica del Marocco e della sua natura straordinaria che il Creatore ci ha donato. Oggi, non si vede quasi più. “E’ un peccato, non è una bella giornata oggi, non si vede l’Atlas dalla Place Jemaa el Fna“, ribadisce la guida turistica a un gruppo di turisti agé, apparecchi fotografici alla mano, che si limitano a guardare le immagini sugli opuscoli di qualche tours operators, dove l’Atlas è sempre rappresentato, maestoso, sopra le mura di Marrakech. Il problema è che la guida pronuncia questa frase tutti i giorni, la vista dell’Atlas da Marrakech non è più un appuntamento fisso e costante nel tempo. Certo, l’Atlas è sempre al suo posto, da sempre, ma non si vede più o raramente, in certe giornate pimaverili. La vista dell’Atlas costituisce il “fondo commerciale” di Marrakech, prova provata dell’alchimia unica della città rossa. Ma perchè non si vede più o si vede raramente? Nessuno è capace di rispondere a questa domanda. I numerosi cantieri che sollevano tonnellate di polveri sulla città, al punto di nascondere l’immenso Toubkal? il riscaldamento del pianeta? Veramente? E se invece i fattori sono altri? Forse semplicemente il CO2, proveniente da centinaia di migliaia di bus, di auto, di motociclette che scorazzano tutta la giornata nelle strade di Marrakech, in un Kaos quasi perfetto, lasciando al loro passaggio strisce nere sull’asfalto. Ad ogni buon conto, vero o no, è il caso di verificarlo.  La soluzione migliore è quella di creare una città pilota in materia di limitazione delle emissioni di CO2 introducendo rapidamente i trasporti in comune per veicoli ibridi, incoraggiando l’uso delle biciclette, care ai marrakchis, incentivare le vetture elettriche. Anche lo sviluppo del turismo dei riads e dei grandi resort in ‘mixed use’,  residenziali e hôteliers, ne trarrebbero giovamento salvaguardando un immagine di Marrakech ecosostenibile, prima città ecologica del Reame, dove l’Atlas e la Palmeraie costituiscono i pilastri portanti. Economia dell’acqua e limitazione dell’emissione di CO2 sono l’urgenza, senza se e senza ma.

Font: L’Economiste

https://myamazighen.wordpress.com/?s=il+monumento+pi%C3%B9+bello

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