“Per prendere confidenza con una città straniera é necessario disporre di un luogo appartato, un luogo su sui si puo’ contare e dove si puo’ restare soli quando la confusione delle voci nuove e incomprensibili diventa troppo grande. Questo luogo ha da essere tranquillo e silenzioso, nessuno deve vederci quando in esso cerchiamo riparo, e neanche quando poi decidiamo di lasciarlo. La cosa più bella é sparire in un vicolo senza uscita, fermarsi davanti ad un portone di cui si ha la chiave in tasca e aprirlo senza che anima viva ci possa sentire“. E ancora:” Si entra nell fresco della casa e ci si chiude la porta alle spalle. E’ buio, e per un attimo non si vede nulla. Siamo simili a quei ciechi che abbiamo lasciato sulle piazze e nei vicoli. Vediamo gli scalini di pietra che portano al primo piano e sopra incontriamo un gatto. Quel gatto incarna per noi l’assenza di rumore ardentemente desiderata. Gli siamo riconoscenti perché vive: é dunque possibile vivere anche nel silenzio. Il gatto riceve del cibo senza dover gridare Allah diecimila volte al giorno. Non é mutilato e non ha bisogno di rassegnarsi a un terribile destino. E’ forse crudele, pero’ non lo dice.”
Elias Canetti – Le voci di Marrakech – 1954
Buon fine settimana anche a te Paolo, bellissima immagine…qui non si respira domani scappo al mare…