Vi racconto come é andata….

marrakechm1In 20 anni, numerosi francesi, spagnoli, italiani e qualche inglese hanno acquistato centinaia di Riad nella Medina storica di Marrakech. Una presenza a volte conflittuale, molti marocchini lamentano la mancanza di rispetto dei nuovi vicini stranieri (e viceversa). Il 6 settembre di qualche anno fà, il muro portante di una casa crollo con un rumore di bombe, distruggendo una buona parte di un antico edificio. Halima Mouak stava guardando la televisione con suo padre e le sue tre sorelle. Halima tempesto’ quotidianamente uffici amministrativi sino ad arrivare al Governatore per avere giustizia dei danni provocati dalla sua vicina. La vicina, Halima la chiama “l’italiana“: in realtà si tratta di Franca Sozzani, milanese doc, direttrice del prestigioso mensile Vogue Italia, proprietaria di una delle più belle case della Medina di Marrakech. Non si tratta solo di un Riad (come quello di Marta Marzotto) ma di una serie di Riad uniti tra di loro per formare una sola struttura con un enorme piscina centrale. Nella rue Al-Soura, “l’italiana” ha acquistato i numeri 2, 3, 4, 6 e 6b. Di fianco al vicolo Sidi Ben Omar, possiede il numero 24, 25, 26, 28 e 29. In totale più di 1000 mq al suolo. Non manca che il 27, la casa di Halima Mouak, incastrata in un oasi di palme, ficus, gelsomini e bouganville della Sozzani. Dai suoi tetti, Halima Mouak ha una vista incredibile, ma anche sui lavori della vicina “italiana”. “La mia casa è come una verruca nel mezzo del suo naso“, mi dice con un sorriso amaro, e prosegue: “il suo avvocato mi ha proposto di venderla ad un prezzo irrisorio, ma io non vendo“. Dopo sei mesi dall’incidente “l’italiana ” invio’ ” degli operai ha sistemare il muro che da subito inizio’ a creparsi. Halima Mouak, informatica 32enne, celibe e testa dura, chiese un sopralluogo ad alcuni ingegneri dell’Agenzia Urbana che esaminarono i muri e i documenti: i lavori di ripristino erano da incompetenti e la Sozzani non aveva permessi per costruire la piscina. Quando, qualche mese dopo, un altro vicino, un ingegnere francese, inizio’ dei lavori nel suo Riad confinante dall’altro lato della casa, Halima credette di diventare pazza. “Gli operai davano dei colpi cosi’ forti che decine di fessure sono apparse nel mio corridoio“, dichiara la povera. Un giorno Halima, in preda alla disperazione, si scaglio’ contro gli operai ingiuriandoli e tirando loro delle pietre. Se si fosse trattato di un banale litigio tra marocchini la polizia non se ne sarebbe neppure accorta, ma si trattava di uno straniero. La polizia sbarco’ in forza nella sua casa, di sera, e secondo Halima erano in quattro, la insultarono e la trascinarono per i capelli in strada. Passo’ quattro giorni guardata a vista dal commissario e poi in prigione per quattro mesi per “oltraggio agli agenti“. Pena poi ridotta a tre mesi in appello. riad-marrakech-2Dopo questo Halima ha lasciato Marrakech per vivere a Casablanca. Tutte le sue energie, i suoi dispiaceri, le sue ansie presero forma in 60.000 dh (circa 5.500 Euro) di danni civili in appello contro Franca Sozzani. Non si rassegno’ e in Cassazione ottenne 200.000 dh (18.000 Euro) è l’interdizione, alla Sozzani, di costruire la piscina. Halima è diventata un simbolo contro la “recolonizzazione selvaggia” di Marrakech, supportata dai giornalisti d’opposizione, islamisti e semplici cittadini, la parte emergente di un iceberg di rancori. Un mio giovane vicino (radicale) mi disse: “E’ cosi’ che inizio’ in Palestina; iniziarono ad acquistare le case degli arabi, poi hanno voluto farli partire“. Non ci sono cifre ufficiali ma si stimano oltre 900 Riad appartenenti ad occidentali, di cui più della metà francesi. Si professano non come dei “volgari turisti” ma piuttosto come dei conoscitori, aperti e tolleranti. Marrakech, la sua Medina impenetrabile e la sua Palmeraie rinfrescante, sono sempre state nell’occhio degli occidentali. Verso i primi del XX° secolo, l’artista pittore Jaques Majorelle cadde innamorato della città e lancio’ la moda Marrakech tra il jet-set dell’epoca. A partire dagli anni ’60, in tutto il Marocco, le vecchie città si svuotarono della sua borghesia che preferi’ i confort moderni delle spaziose ville all’occidentale, costruite nelle periferie. I Riad vennero lasciati all’abbandono, affittati a piccoli funzionari o ai contadini cacciati dalle loro terre a causa della siccità e dalla miseria. All’epoca, soltanto qualche egocentrico occidentale si stabili’ nella antica Medina di Marrakech: Denise Masson, autrice di una celebre traduzione del Corano, lo scrittore spagnolo Juan Gotysolo, lo stilista Pierre Balmain, il creatore di profumi e art-director d Shiseido, Serge Luten. A partire dagli  anni ’80, un decoratore americano rinomato, Bill Willis (che ha contribuito  anche ad innumerevoli disastri, tra cui il Teatro Reale, mai terminato), diede largo eco sulle riviste del settore lusso al “concetto Marrakech“, un melange di orientalismo e di lusso estremo. Marrakech divenne immediatamente trendy: Jean Paul Gautier, Bernard Tapy, Sting, gli Agnelli, Marta Marzotto, e molti altri acquistarono la loro casa. Alain Delon acquisto’ il Palazzo della Zahia, con la sua piscina e i suoi giardini impossibili da ammirare dalla strada, a due passi dal Palazzo Reale. La città poi venne scossa da una frenesia immobiliare senza precedenti grazie ad un reportage mandato in onda da una emittente francese che raccontava, esagerando, che con meno di niente si poteva acquistare e restaurare un Riad. Le Mille e una notte al prezzo di due stanze e cucina a Parigi, e solamente a due ore di volo dall’Europa. La prospettiva poi di una fiscalità molto “mediterranea” e l’ingresso dell’Euro imminente fece catapultare una valanga di soldi sporchi, contribuendo all’esplosione dei prezzi già in deciso aumento per via delle crescente domanda. riadmarrakech2Un importante agente immobiliare che vive a Marrakech dal ’99 ha assisito a questi cambiamenti; la sua agenzia conta 13 dipendenti di cui la metà marocchini. I suoi clienti li divide in diverse categorie tra cui gli innamorati e i “casseroles” che vengono in Marocco per farsi dimenticare dal mondo. Tutti pero’, a suo dire, sono follemente innamorati della città nel profondo del loro cuore. Il Marocco, dice, non chiede molto, solo un po’ di rispetto. Per Khalid Fataoui, uno dei difensori di Halima Mouak e membro della Lega marocchina dei Diritti dell’Uomo, “Quello che è schoccante è  che da un lato della strada vive una coppia che posseggono dieci stanze e dall’altro delle famiglie che vivono in dieci in due stanze, da un lato una società molto tradizionale e religiosa e dall’altra delle persone che si mostrano in costume da bagno sulle loro terrazze, bevono alcool e si abbracciano in pubblico“.  La Medina è un luogo speciale, esiste un codice non scritto che bisogna rispettare, dichiara ancora l’agente immobiliare, per quattro o cinque persone che oltrepassano la soglia dell’Agenzia uno solo é probabile che acquisti un Riad. Le transazioni partono dal 400.000 dh (circa 38 mila euro) sino ad arrivare a 2,8 milioni di euro. E’ raro, prosegue nella discussione l’agente, ma ho visto delle vere truffe; alcune case sono state vendute due volte il loro prezzo scoprendo poi che i documenti catastali erano nulli o esistevano gravi problemi di strutture. Nella Medina, i custodi di parking, portieri, semplici casalinghe, si sono improvvisati venditori immobiliari per incassare la preziosa commissione del 2,5%. Gli artigiani si sono trasformati in maestri piastrellisti o ebanisti d’arte con risultati catastrofici. I notai prosperano. Marrakech si sta avvicinando alla “sindrome Essaouira“, la piccola città sull’Atlantico diventata sotto l’impulso di André Azoulay, un consigliere di SAR Mohammed VI, la S.Tropez marocchina. Ma i 6oo occidentali presenti nella piccola città hanno preso un peso sproporzionato nell’economia locale. Il soldo facile alimenta le gelosie in un Paese dove il salario minimo legale è intorno ai 250 euro mensili. Gli albergatori locali non vedono di buon occhio l’apertura di centinaia di Hôtel gestiti da stranieri che non dichiarano sempre i loro guadagni, né pagano l’assistenza sanitaria o, peggio ancora, servono alcolici senza licenza. Si calcola che siano circa 600 i Riad Maisons d’hôtes regolarmente registrati su 900 presenti a Marrakech. Ma più che i soldi é l’ineguaglianza sociale, lo “choc degli stili di vita” che alimenta, a volte, un ostilità rampante. Regolarmente negli ultimi anni rumors descrivono di locations per films pornografici o festini omosex in ogni dove. riadmarrakech4Gli islamisti alzano il tiro e la stampa locale mette legna sul fuoco ma vero é che Marrakech, a tutti gli effetti, è diventata una delle capitali mondiali sulla carta del turismo sessuale ed è stata toccata dalla piaga della pedofilia. Raja, l’ultimo film di Jaques Doillon, con Pascal Grégory, che possiedono entrambi un Riad a Marrakech, riflette bene questa realtà: traffico di soldi sporchi, sesso a buon mercato, sentimenti su di un fondo d’esotismo ricercato da molti. Se esiste un luogo dove si cristallizzano tutte le difficoltà di coabitazione, questo è la terrazza. “E’ una tradizione, le terrazze sono luoghi delle donne“, spiega Jaffar Kenkoussi, un erudito e uno dei migliori conoscitori della sua città natale, “gli uomini non ci vanno, ognuno rispetta la vita privata dell’altro, e non si guarda alla vita dei vicini. Dopo l’arrivo degli “stranieri i  marocchini  sono reticenti a lasciar salire le loro donne sui tetti. In alcune Maisons d’hôtes, come la mia,  si puo’ leggere il perchè  di questa messa in guardia: “Per rispetto dei vicini, della cultura locale e dopo alcune denuncie è fermamente proibito salire sui terrazzi con apparecchi fotografici e videocamere“. Una restauratrice francese si é proclamata difensore degli stranieri espatriati e ad un noto giornale ha scritto: “Gli scandali sono rarissimi. Se si esagera va a finire che si fa il gioco degli islamisti. Non bisogna pero’ farsi pestare i piedi (sport che i marocchini conoscono bene) senno’ si é fottuti. E poi quando uno straniero si installa nella Medina deve sovente pulirsi la strada, ripare l’elettricità e molto altro. Tutti ne aprofittano“. A volte questa sollecitudine prende toni indecenti. Xavier Guerrand-Hérmes, vice presidente della filiale americana di Hérmes, mio vicino di casa, si è impunemente vantato, in un negozio del quartiere, di aver offerto delle nuove porte al Santuario/moschea di Sidi Bel Abbés, patrono della città veneratissimo, che confina con il suo Riad dotato di piscina sui tetti e ascensore (!). Una vera eresia per i puristi come Abdellatif Ben Abdallah che difende a spada tratta “l’integrità” architetturale della città e dei suoi monumenti storici”. Dieci anni fa, questo marocchino, un tempo associato all’architetto belga Quentin Wilbaux, acquisto” e restauro’ diversi Riad in pieno rispetto della architettura locale. Il suo gioiello resta Dar Cherifa, caffé letterario,  una delle più antiche case della Medina, restaurata con una cura maniacale. “E’ vero che i marrakchis hanno per lungo tempo (io aggiungo tutt’ora) maltrattato il loro patrimonio ma questa non è una ragione per fare quello che si vuole, in primis quando ci si presenta come un esteta!”. Gli esempi di eresia abbondano nella città vecchia classificata come Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO, dal 1984. Abdellatif  ha lui stesso dei problemi con dei vicini, un architetto di Montpellier che ha aperto una Maison d’Hôte di dieci camere e fatto costruire delle canne fumarie nei muri portanti, cosa che ha causato dei danni seri alle strutture vicine. L’architetto di Montpellier taccia il suo “vicino marocchino” come “persona gelosa” e “integralista razzista“, ed è in conflitto anche con un altro francese per un problema di terrazza contestata. Quest’ultimo è in causa con un altro vicino, uno psichiatra  francese per colpa di una piscina che provoca delle fessure…anche tra occidentali non esistono alleanze o regali. Sono dell’idea che dovrebbe valere la regola del buon senso, da entrambe le parti ovviamente,  e devo dire  che gli italiani hanno, grazie alla storia, un atteggiamento meno “colonialista” di altri europei. Un dato di fatto é pero’ incontestabile: la Medina di Marrakech si sta salvando grazie agli investimenti di alcune centinaia di occidentali e qualche marocchino facoltoso che, con grande fatica ve lo assicuro, hanno recuperato Riad fatiscenti e riportati al loro antico splendore. Un 50% della vecchia città è stata recuperata in questo modo. Se Marrakech non avesse conosciuto questo boom (che ha rilevato purtroppo anche delle profonde lacune) la Medina oggi sarebbe quasi distrutta, senza ombra di dubbio, cosa che sta avvenendo purtroppo a Fés e a Meknés.

4 risposte a “Vi racconto come é andata….

  1. mi è piaciuto molto il tuo servizio , come poi tutti,
    ma questo in maniera particolare per l argomento che trattava e che nella mia permanenza a Marra avevo conosciuto , ancora grazie per le tue news e buona estate…

  2. L’ho già detto con molti altri tuoi post (e , non sarà l’ultima volta), ma penso che questo sia il più bell’articolo che tu abbia mai postato. Bellissimo!
    Ti avevo detto in passato che io non sarei (qualora avessi avuto l’opportunita’ di tornare a Marra)mai andato in un riad. Perchè pensavo che tutti i riad fossero SOLO come li descrivi tu:piscine,mancanza di rispetto delle tradizioni,sfruttamento, turisti che pensano che con l’euro si può comprare anche l’anima delle persone; invece questa tua presa di posizione, con citazione per nome e cognome di persone a te vicine e potenti (non so se io al tuo posto lo avrei fatto)mi fa aumentare ancora di più la stima nei tuoi(puoi ovviamente farne benissimo a meno) confronti e non escludo più di voler soggiornare un giorno in un riad a Marra.
    L’articolo poi,giustamente,termina in maniera problematica:infatti sarebbe troppo facile criticare e basta, bisogna anche ricordarsi cosa sarebbe la medina se non ci fossero questi riad, che lavoro svolgerebbero i dipendenti sfruttati se non ci fossero questi riad? Con questo non giustifico, ma spero in un maggior successo di riad come il tuo.

    P.S.non vorrei essere troppo indagatore, ma sarebbe bello sapere una storia di come il tuo riad è diventato quello che è adesso, cosa era prima, di chi era…
    Ciao e ancora complimenti.

  3. Ciao Anafi e Massimo,
    grazie per i complimenti..davvero…ci ho studiato un po’ e ho deciso di scrivere quello che sentivo e che vedevo, tra i derb e le viuzze della medina..ci sono cmq diverse persone che hanno a cuore il rispetto e le tradizioni di questo Paese quindi Marrakech si puo dire che sia ancora in buone mani….poi c’é un detto qui a Marrakech che dice “Marrakech cade, sprofonda, ma riesce sempre ad alzarsi, a mantenere le sue tradizioni del sud, a rinnovare la sua pelle, proprio come i serpenti della Place Jemaa el Fna….Anafi appena posso ti racconto del mio Riad….delle macerie e del profumo di gelsomino…..Beslama!

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